Sessione l'integrazione delle conoscenze anatomiche ed ecografiche in Medicina Estetica- Intervista sulla sessione all'evento Skills for high precision aesthetic medicine 2024

Intervista a cura dell'ufficio stampa Agorà realizzata al Delegato incaricato Dott. Albert Kasongo
 


 

L’ecografia entra ufficialmente a far parte degli strumenti di cui si avvale la medicina estetica, non solo nello studio delle performance ma anche in caso di complicanze. Di cosa ha parlato la dottoressa Golini?

AK. Il vantaggio dell’ecografia, un sistema di indagine diagnostica molto diffuso in medicina, sta indubbiamente nel poter avvalersi di uno strumento che permette di valutare gli strati cutanei, altrimenti invisibili a occhio nudo. Oltre alla guida ecografica, anche l’ecodoppler è una tecnologia molto utile, in quanto permette di analizzare le zone vascolarizzate ed evitare errori, seppur rari, come danneggiare vasi durante un trattamento iniettivo. Ritengo che questi studi iniziali vadano assolutamente incoraggiati. Credo profondamente nella sinergia tra colleghi di discipline diverse, ma altresì ritengo utile introdurre nella formazione del medico estetico anche questo sapere, al fine di aiutare i colleghi nella gestione di questa importante tecnologia.

La dottoressa Belletti ha portato uno studio sulla vascolarizzazione…

AK. È stata una relazione molto interessante: comprendere la rete vascolare dei diversi distretti ha un’enorme rilevanza. Fermo restando la necessità di un’approfondita conoscenza anatomica, resta comunque essenziale conoscere le sottili differenze che ci rendono unici, così come sono i nostri trattamenti, all’insegna della personalizzazione. Ridurre al minimo la possibilità di creare un evento avverso, come un’occlusione vasale, che può portare alla necrotizzazione dei tessuti, se non trattata in modo idoneo e rapido, non è cosa di poco conto. Avvalersi della guida ecografica prima di un trattamento oppure dopo, ad esempio nel caso si sia utilizzato troppo prodotto, può fare davvero la differenza.

 

A proposito di gestione medica e chirurgica delle complicanze che cosa è emerso?

AK. Le colleghe Trocchi e Cavalieri hanno evidenziato una problematica, a mio avviso, poco discussa. A mio parere è Credo invece importante porre l’attenzione al fatto che le complicanze vascolari non sono sempre dovute al danneggiamento diretto di un vaso, ma anche indiretto, ad esempio per eccessiva compressione del tessuto in cui è stato infiltrata un’eccessiva quantità di prodotto. Oltre alla rete vasale sanguigna, è importante anche la conoscenza di quella linfatica, utile anch’essa in caso di complicanze, per aiutare il medico a risolverle al meglio, magari sfruttando i naturali meccanismi fisiologici. 

L’ultima relazione della sessione concerne l’immunologia delle complicanze da filler. Quali evidenze rispetto alla questione cardine?

AK. La dottoressa Caboni ha messo l’accento su una domanda molto comune nel nostro ambito e che, come spesso accade in medicina, non ha una risposta univoca. Ci si chiede, infatti, se soffrire di patologie cutanee autoimmuni, come ad esempio lupus o vitiligine, rappresenti una controindicazione assoluta per i trattamenti di medicina estetica. Ebbene, lo studio presentato dimostra che, in condizioni di stabilità clinica, si possono effettuare trattamenti anche in presenza di malattie autoimmuni. Ritengo che ovviamente serva sempre una certa cautela, personalizzando la scelta e analizzando caso per caso, terapie farmacologiche incluse. Sappiamo che in molte reazioni avverse esiste uno stretto rapporto di causalità, ma questa non è una condizione necessaria, perché la variabilità dell’individuo rende più complesso azzerare ogni rischio.  

Prima ha accennato alla ialuronidasi, un enzima molto utile in caso di evento avverso da iniettivi a base di ialuronico. Si è parlato di protocolli?  

AK. Nuovo, in questo caso, è il suggerimento di trattare non solo la zona interessata ma anche quella limitrofa. Certamente vanno seguite le proporzioni tra sostanza interessata e ialuronidasi, per far sì che l’enzima controlli l’evento avverso senza annullare quello estetico. A mio avviso è suggeribile andare per gradi, controllando in una seduta successiva il proseguo della condizione. Ecco che in casi simili, l’ecografia può rivelarsi estremamente utile. Per riassumere, nel prossimo futuro, l’impiego dell’ecografia in medicina estetica permetterà un implemento della capacità di analisi clinica e della professionalità del professionista. Si affina la qualità tecnica di esecuzione, riducendo il rischio di complicanze. In più, consente valutazioni e monitoraggi dei risultati anche a distanza.

Quale messaggio vuole lasciare ai colleghi medici?

AK. Invito tutti noi a non smettere mai di pensare che la nostra è una pratica medica con possibili ripercussioni. In primis sulla salute del paziente, che invece dobbiamo tutelare prioritariamente, poi sulla nostra professionalità, con questioni di carattere legale che inficiano anche tutto il nostro settore. Per fare questo lavoro non ci si può improvvisare, né tantomeno smettere di aggiornarsi, senza mai temere di fare una domanda scontata. Le risposte ci sono: scambiare pareri e saperi è utile non solo alla personale attività clinica, ma anche in quella comunitaria, per un apprendimento davvero condiviso.