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L'AUMENTO DELLA BOLLA DI BICHAT PER IL RINGIOVANIMENTO FACCIALE


L'AUMENTO DELLA BOLLA DI BICHAT PER IL RINGIOVANIMENTO FACCIALE


Alcuni pazienti presentano una buona prominenza dell’osso zigomatico accompagnata da atrofia della bolla adiposa di Bichat. Ne risulta un volto scavato con evidenti stigmate di senescenza.


Aumentando la bolla adiposa di Bichat, otteniamo una più equilibrata distribuzione dei volumi facciali.


La tecnica chirurgica consiste nell’aspirare con una siringa dall’addome o dalla faccia interna delle cosce un quantitativo di tessuto adiposo. Il grasso, lavato con soluzione di Ringer, e lasciato decantare, viene poi emulsificato mediante 30 passaggi tra due siringhe Luer-Lok, collegate tra loro con un raccordo.


Dopo aver effettuato il lifting, si espone la faccia interna della guancia. Si introduce la cannula monouso da 18G vicino allo sbocco di Stenone e si inietta un quantitativo medio di ca 2.7ml. di grasso emulsificato nello spazio buccale in maniera da riempire l’infossamento.


Si è visto che le iniezioni profonde di grasso sono più efficaci delle superficiali e che la via intraorale è più indicata in concomitanza col lifting. Qualora venisse praticato indipendentemente dal lifting, il grasso iniettato si distribuisce meglio e in maniera più omogenea rispetto alle iniezioni transcutanee. Non sono stati descritti aumentati rischi di infezione. In conclusione l’aumento della bolla di Bichat è una tecnica utile per il ringiovanimento facciale.


Autore del contributo di commento:

Riccardo Mazzola - Membro del Comitato Scientifico Agorà 

 

 ABSTRACT ARTICOLO ORIGINALE

OGGETTO DEL CONTRIBUTO DI COMMENTO


Plast Reconstr Surg.

2017 Jun;139(6):1273e-1276e.doi: 10.1097/PRS.0000000000003384.



Buccal Fat Pad Augmentation for Facial Rejuvenation

Cohen SR, Fireman E, Hewett S, Saad A.



The buccal space, with its fat pad, is a valuable, overlooked target in facial rejuvenation procedures.



The authors identified a specific group of patients who have normal or prominent malar projection in the presence of atrophy of the buccalfat pad, with or without prominent gonial angles.


Eight of 24 prospectively studied patients (Biomedical Research Institute of America) who had fat grafts and face lifts received an average of 2.7 ml of fat transferred into the buccal space. Immediate visual correction of the buccal depression was noted. No overcorrection was carried out.



None of the eight patients suffered an adverse event from transoral buccal space fat grafting.



Persistent facial volume in this area has been noted up to 24 months after treatment. In patients with buccalfat pad atrophy, fat grafting into the buccal space can be safely performed through an intraoral approach.


 

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